Il nome della rosa, la serie TV: recensione
Il best seller di Umberto Eco, tornato sul piccolo schermo il 4 marzo su Rai 1, presenta delle aggiunte rispetto al libro, come la storia di Dolcino, Margherita e Anna, che vengono comunque citati più di trenta volte nel racconto originale.
Il thriller storico ci catapulterà in una misteriosa abbazia benedettina del nord Italia, in una fredda atmosfera medievale, luogo di cupi segreti e feroci delitti.
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In prima linea linea a seguire le indagini troviamo Guglielmo Da Baskerville, lo scaltro e saggio francescano e il suo giovane seguace Adso, un novizio benedettino che rinuncia al suo destino impostogli dal padre barone per seguire la sua vocazione.
Il mistero dei vari omicidi nell’abbazia si intreccia però con storie d’amore, scontri di potere e di due visioni diverse della religione.
L’assassinio del monaco Adelmo da il via a tutta una serie di eventi misteriosi e delitti che coinvolgono i monaci dell’abbazia; in tutto questo, a calare un velo di misteriosità c’è l’intrigante biblioteca dell’abbazia, casa di molti manoscritti unici e misteri, di cui solo il monaco bibliotecario e il suo aiutante ne hanno l’accesso e la conoscenza di alcuni dei segreti. Guglielmo intuisce che la soluzione del problema sta proprio nel labirinto della biblioteca, ma c’è una scadenza e il proprio sul punto di risolvere l’enigma, arriva l’inquisitore domenicano Bernardo Gui, con cui il francescano deve risolvere la disputa teologica, motivo che li aveva portati nell’abbazia.
Il feroce inquisitore rivela di voler distruggere l’Ordine francescano cercando di coinvolgerlo nella serie di delitti. La storia di Bernardo in realtà è intrecciata alla storia di Dolcino, preda del senso di vendetta della figlia di quest’ultimo, Anna.
Con la disputa Guglielmo porta avanti l’indagine, con i suoi caratteri che lo contraddistinguono, arrivando alla scoperta della verità.
La miniserie TV ha riscosso un buon successo, un riadattamento molto gradito e personalmente molto immarsivo, in grado di cospargerti dell’alone di misteriosità che lo caratterizza.