Il Fattanzio, come si è sviluppato?
Quante scuole hanno un giornalino scolastico?
Se sì, è fatto bene? È diretto da veri professionisti e da docenti competenti?
Non sarebbe bello se ogni scuola avesse una propria redazione di un giornale?
Noi studenti della scuola di Vittorio-Lattanzio possiamo dirlo a voce alta: “Abbiamo finalmente costruito un giornale con i fiocchi!”
Nessuno ha detto che sarebbe stata un’impresa facile, anzi abbiamo lavorato duramente.
Tutto è iniziato da un’idea del corpo docente di sviluppare un laboratorio permanente di giornalismo digitale: il progetto è stato finanziato con fondi PON “Per la scuola, competenze e ambienti per l’apprendimento” 2014/2020 ed ha preso vita quando sulle mura della scuola si vedevano locandine che ci invitavano ad un incontro di presentazione di un progetto.
Al primo incontro eravamo circa una quarantina, tutti seduti in aula multimediale aspettando ci dicessero qualcosa. Vediamo sedersi i professori e delle persone che non avevamo mai visto. Questi erano Paola Bolaffio, la dottoressa Teresa Marciano, Daniele Abela e il direttore di ElaMedia Group.
Tutto è partito con una domanda: “Voi come vi informate? Leggete i giornali oppure usate le applicazioni web? Andate a cercare le informazioni oppure aspettate che escano nella bacheca di Facebook?”
Il risultato era semplice: quasi nessuno leggeva il giornale cartaceo.
Da qui è partito un bellissimo discorso sull’importanza dell’informazione che poi ha introdotto il nostro progetto, quello del giornale scolastico online.
Le prime riunioni sono state un po’ come ingranare una marcia.
Era necessario costruire le basi per progettare un vero e proprio giornale con una vera e propria redazione alle spalle.
Se non ci sono basi solide, la struttura che poi si costruisce risulta essere fragile. Infatti questa fase è durata diversi incontri.
Vi chiederete come abbiamo speso quel tempo.
Vi rispondo che abbiamo fatto una bella e approfondita chiacchierata, un brainstorming, per cercare di capire innanzitutto di cosa parlare, di che argomenti scrivere, che nome dare al giornale, che tipo di taglio giornalistico dargli, a che pubblico riferirci, come costituire tutte quelle categorie e sottocategorie che solitamente troviamo in un sito web.
Non è stato per niente semplice, tutti avevamo idee diverse e diversi gusti da accontentare.
Poi come non parlare del titolo della testata, una scelta molto ardua. Alla fine il nostro giornale è stato chiamato: il Fattanzio.
Come sono state costruite queste categorie?
Anche qui è partita una lunga discussione che è terminata con le categorie di sport, delle notizie a scuola, di cultura, di informazione e via dicendo.
È già passato un mese o poco più, dovevamo incominciare a scrivere, a produrre qualcosa o perlomeno provarci. Era la prima volta che noi studenti ci cimentavamo a scrivere articoli di giornale.
Un riferimento fondamentale è stato, ovviamente, Paola Bolaffio, direttore della testata giornalistica: Giornalisti nell’erba.
Per quanto invece riguarda la parte web, il tutor è stato Daniela Abela, della web agency ElaMedia.
Tra i partner del progetto ci preme ricordare il V Municipio di Roma Capitale, lo studio legale Hogan Lovells, studio di consulenza fiscale e del lavoro MRConsulting e CDL Teresa Marciano. Grazie a loro abbiamo potuto fare esperienze su eventi esterni e partecipare a seminari che ci hanno dato gli strumenti necessari per la nostra “crescita professionale”.
Il tempo passava e noi scrivevamo articoli su articoli, erano da aggiustare. Era molto facile andare fuori tema, scrivere delle ovvietà, non scrivere alcune informazioni o magari non scriverle in italiano corretto.
Beh, alla fine abbiamo colmato queste lacune.
Piano piano crescevamo come redazione e vedevamo la formazione di due gruppi di studenti con due compiti ben precisi.
Il team addetto al sito web e il team addetto alla scrittura degli articoli di giornale.
Il nostro giornale online cominciava ad essere completato dai nostri lavori, mentre i colleghi del web lo ricoprivano di attenzioni, curando gli aspetti riguardanti la presentazione della pagina, i colori, il logo, le immagini in sovrimpressione.
Fondamentale è stata l’esperienza sul campo. Fare delle vere e proprie interviste come veri e propri giornalisti.
Ricordiamo gli eventi del 15 marzo, la manifestazione mondiale per il clima; l’evento alla sala consiliare del Municipio V contro ogni forma di violenza a scuola, l’#IJF19 a Perugia, il Villaggio della terra e il secondo sciopero mondiale per il clima, il 27 maggio a Frascati, la giornata della legalità in memoria della strage di Capaci.
Abbiamo acquisito delle competenze, delle conoscenze, sicurezza in noi stessi e un piccolo plauso dai docenti.
Ora sappiamo cosa significa lavoro di squadra, sappiamo quanto è importante rispettare una scadenza, sappiamo cosa significa correre a destra e a manca in cerca di uno scoop o di una persona da intervistare.
Sappiamo cosa significa stare ore in piedi a prendere appunti e sappiamo com’è organizzare le idee per poi produrre un articolo.
È fantastico poter dire di poter appartenere a qualcosa di importante, sentirsi parte di qualcosa.
È stupefacente entrare in realtà diverse parlando prima con l’ambientalista poi con il politico. Saper cambiare prospettiva e allargare gli orizzonti della mente. Essere più elastici, più smart.
Come quando si intervista qualcuno, mentre lui risponde ad una domanda bisogna già pensare a come porre la prossima oppure essere pronti a sottolineare un fatto o un’asserzione.
Il nostro giornale è pronto, e voi?